lunedì 30 novembre 2015

Chi ha tempo non aspetti tempo. Risotto dei 5 minuti con salmone e arancia in pentola a pressione

Buongiorno a tutti e buon lunedì!!!!
Chi mi conosce sa quanto io sia affezionata alla mia cara pentola a pressione, compagna di "merende, di pranzi e di cene all'ultimo secondo. La adoro, la amo alla follia, mi permette di fare cenette buonissime in metà tempo, e il risultato fatemelo dire, lascia sempre felici e soddisfatti tutti miei commensali.

La utilizzo spessissimo proprio per i risotti, è una mano santa, con il riso carnaroli per esempio impiega soltanto 4 minuti per la cottura.

Io ho una pentola a pressione di questo modello, è una pentola di ultima generazione, sicura (ha ben 3 valvole di sicurezza), silenziosa (niente fischi spaventosi) e davvero pratica.

L'altro giorno poi su twitter il mio caro amico Luca Sessa (nonchè chef del mio matrimonio siore e siori) ha postato il link del suo risotto salmone e arancia, a me è venuta fame e la sera stessa l'ho provato anche io, però in pentola a pressione.
Ecco il risultato:

RISOTTO DEI 5 MINUTI CON SALMONE E ARANCIA

Ingredienti per 4 persone:

  • 400 gr riso Carnaroli
  • olio extravergine di oliva
  • la buccia di un'arancia grattugiata
  • 200 gr salmone affumicato
  • 800 ml brodo di pesce
  • 1/2 bicchiere vino bianco
  • sale
Procedimento:

Scaldare la pentola a pressione, tostare il riso per circa 1-2 minuti, sfumare con il vino bianco.
Una volta evaporato il vino versare il brodo di pesce ben caldo, regolare di sale, aggiungere il brodo di pesce (per la cottura del riso in pentola a pressione, il brodo deve essere sempre il doppio rispetto al riso, esempio 200 gr riso, 400 ml brodo).
Chiudere la pentola, una volta andata in pressione abbassare la fiamma e contare circa 4 minuti (cos' verrà un riso al dente).
Passati i 4 minuti far sfiatare la pentola a pressione, aprire il coperchio e aggiungere la buccia grattugiata dell'arancia, il salmone tagliato a piccoli dadini e mantecare con dell'olio extravergine di oliva.

ET VOILA'!!!!




giovedì 26 novembre 2015

Il Thanksgiving Day e i tacchini, e il perchè del giorno del Ringraziamento

Buongiorno a tutti e buon giorno del ringraziamento a tutti, ammmmmaregani e non J
Per noi italiani ogni scusa è buona per fare festa, si sa, ce piace magnà e stare con i piedi uniti sotto il tavolo da pranzo. Ecco perché in parecchi durante questa giornata amano festeggiare il ringraziamento pur non essendo a stelle e strisce.
Ma qual è la storia di questo giorno?

Il motivo per cui si festeggia il Thanksgiving Day è rimasto invariato dal 1621, anno in cui i padri pellegrini del Massachussets si riunirono per ringraziare il Signore del ricco raccolto di quell’anno.

Da quel giorno il quarto giovedì di Novembre il Presidente degli Stati Uniti tiene un discorso, migliaia di cittadini si riuniscono in calde e accoglienti case e centinaia di tacchini vengono riempiti e insaporiti a dovere. Ma perché proprio il povero tacchino è stato scelto come piatto-simbolo di questa festa. Secondo la leggenda i padri pellegrini condivisero il raccolto con gli indiani Wampanoag, e mangiarono tacchini in abbondanza.


Inoltre, il tacchino è perfetto come simbolo di condivisione, perchè proprio per questo durante il Giorno del Ringraziamento viene cucinato (anche) per offrirlo ai vicini di casa o a persone meno fortunate. Non solo: la carne del tacchino è poco saporita, quindi la vera sfida è quella di renderla deliziosa. Come? Con il classico ripieno di pane e castagne e la salsa gravy, accompagnandolo con purè di patate, salsa di mirtilli e torta di zucca. 



Avete voglia anche voi di  sentirvi dei veri americani e festeggiare il Thanksgiving Day? Mercoledì 25 Novembre (un giorno prima della Festa del Ringraziamento) potrete farlo in una maniera del tutto particolare, partecipando al Social Club dedicato alla festa americana presso la scuola inglese Mestre e Venezia Wall Street English. Conversazioni in inglese, brindisi, tacchini: tutto quel che serve per sentirvi dei perfetti americani e, già che ci siete, condividere la gioia per tutto quello che avete.



Articolo scritto in collaborazione con Wall Street English, scuola d’inglese con centri in tutta Italia e nel mondo.  

lunedì 23 novembre 2015

Le mode nel web. I nutellotti

Buongiorno a tutti e buon lunedì! (na parola)
Inizio di settimana alquanto uggioso, il giusto seguito di weekend piovoso e freddo.
Ed infatti ieri pomeriggio mi sono spiaggiata sul divano, e gironzolando per il web ho visto una SPATACCHIATA di ricette aventi come soggetto questi famosi nutellotti. In pratica mancavo solo io a farli.

Tre ingredienti, solo tre, ho guardato in dispensa e li avevo tutti. Perchè non provare questi famosi nutellotti?

Lo so di essere impopolare, la storia dell'olio di palma che ci ucciderà tutti è alla ribalta.

Ma la nutella è la nutella. FERMI TUTTI. E mangiarla una volta ogni tanto ci porta solo gioia e giubilo ammettetelo.

Ecco la ricetta:

I NUTELLOTTI
Ingredienti per circa 20 pz:

  • 180 gr di Nutella (+ un pò per la guarnizione)
  • 150 gr farina
  • 1 uovo 
Procedimento:

In una ciotola amalgamare la nutella abbastanza morbida (non deve essere liquida) con l'uovo. Una volta amalgamati bene gli ingredienti aggiungere la farina setacciata. Impastare il tutto fino a formare una palla, che avvolgeremo nella pellicola e faremo riposare in frigo per circa 30 minuti.

Riprendere l'impasto, formare circa 20 palline (devono essere grandi circa come una noce), praticare su ogni pallina un foro al centro con l'aiuto del manico di un mestolo di legno.

Cuocere in forno statico a 170° per 12-15 minuti.

Una volta raffreddati con l'aiuto di una sac à poche decorare i nutellotti con nutella o se vi piace di più con della marmellata di visciole.

ET VOILA'!!!!


martedì 3 novembre 2015

L’arte e il piacere del saper mangiare: dalla mise en place al bon ton a tavola.

Spesso la scelta di un ristorante in cui pranzare o cenare non dipende solo dalla qualità del cibo e del servizio, ma anche dalla prima impressione che un luogo riesce a trasmettere. Pochi e semplici dettagli, come la scelta di tovaglie e tovaglioli in tessuto non tessuto o la perfetta disposizione di piatti, posate e bicchieri, potrebbero catturare l’attenzione di potenziali clienti e portarli a fermarsi in un determinato locale per consumare il pasto.

L’armonia, l’eleganza e l’ordine di un luogo sono tra gli aspetti che colpiscono maggiormente, in quanto nell’ambito della ristorazione la prima impressione non è da sottovalutare. Grande importanza è data a quella che in francese viene definita la mise en place, ovvero la messa in tavola di tutti quegli elementi che sono fondamentali non solo dal punto di vista estetico, ma anche da quello funzionale e pratico. Ecco, quindi, che esistono delle regole molto importanti sia per quanto riguarda il modo di apparecchiare la tavola che per quanto riguarda il comportamento da mantenere durante un pranzo o una cena.

Per prima cosa la tovaglia deve essere della giusta dimensione in modo da coprire tutta la superficie del tavolo e sfiorare il pavimento. È infatti indice di cattivo gusto utilizzare tovaglie troppo lunghe o troppo corte. I tovaglioli devono essere perfettamente puliti e piegati nella giusta maniera. Sono da prediligere colori non troppo chiari se l’ambiente presenta pareti bianche e tonalità candide se, al contrario, il ristorante non è particolarmente luminoso. In questa direzione tovaglie e tovaglioli in tessuto non tessuto sono la scelta ideale perché eleganti e pratici allo stesso tempo e perché permettono di eliminare il costo di lavaggio della biancheria.


Per quanto riguarda la mise en place è bene tenere a mente che seguire per filo e per segno le regole dettate dal galateo potrebbe portare ad appesantire inutilmente la tavola, mentre apparecchiare utilizzando il giusto numero di piatti, posate e bicchieri darà un risultato ordinato ed elegante. Alla sinistra del commensale verranno poste le forchette: all’estremità quella per la prima portata e subito dopo quella per la seconda. Alla destra andrà, invece, il coltello, rigorosamente con la punta rivolta verso l’interno. Alla destra del coltello, se necessario, si pone il cucchiaio, mentre in direzione della punta del coltello ci sarà il bicchiere del vino, seguito verso il centro da quello dell’acqua.
Nel caso in cui si effettui il servizio alla russa non è necessario disporre i piatti prima del servizio, perché verranno porzionati in cucina e proposti poi ai commensali, mentre se si effettua un servizio alla francese la predisposizione dei piatti avverrà durante la mise en place: prima il piatto piano e sopra di esso quello fondo. Diversa può essere, invece, la scelta del posizionamento del tovagliolo: secondo il galateo andrebbe alla sinistra del commensale, subito dopo le forchette, ma si può anche decidere di porlo davanti al commensale, adagiato nel piatto fondo o sulla tovaglia, piegato elegantemente o arricchito da un nastrino di seta.


Tanto quanto è importante il modo in cui una tavola viene apparecchiata, anche il comportamento tenuto dai commensali non è da meno. Augurare buon appetito, ad esempio, è segno di maleducazione, così anche come chiedere il sale, considerato la moneta dell’antichità. Chiederlo, infatti, significherebbe sottolineare che non si sta apprezzando il gusto della pietanza e potrebbe offendere il padrone o la padrona di casa. Tanto quanto la posizione delle posate è importante nella mise en place, anche per i commensali durante il pranzo e la cena lo sono: se si vuole fare una pausa mentre si sta mangiando, infatti, basterà incrociare le posate nel piatto per far capire che si ha intenzione di finire, mentre a pasto terminato verranno appoggiate l’ una di fianco all’altra nel piatto e mai ai lati dello stesso con le estremità appoggiate sulla tovaglia. Segno dell’aver gradito o meno il pasto è invece dato dalla posizione del tovagliolo una volta terminato: se lo si piega ordinatamente e lo si appoggia alla propria sinistra significa che si è gradito il pranzo o la cena, mentre se lo si lascia sul tavolo senza piegarlo è segno di non essersi trovati a proprio agio.
Stare a tavola, tanto quanto l’aver cura nella mise en place e nel garantire un accurato servizio unito alla qualità dei piatti offerti, è senza dubbio segno di rispetto, di buon gusto e di buona educazione, perché mangiare non significa semplicemente cibarsi, ma dedicarsi del tempo e, soprattutto, prendersi cura di sé stessi.

Articolo scritto in collaborazione con Cartindustria


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